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Precauzioni da «zone calde»

di Paolo Migliavacca

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Se si sommano i vari tipi di rischio che può correre il turista medio diretto all'estero, il risultato che ne deriva è un elenco di Paesi sconsigliabili per le vacanze probabilmente più lungo di quelli che non presentano problemi. Per rovinare le ferie (ma anche un viaggio di lavoro, ovviamente), o addirittura trasformarsi in un pericolo elevato, basta infatti imbattersi in una delle tante incognite in perenne agguato. E il numero e la gravità delle quali negli ultimi mesi sono, se possibile, cresciuti.

Prendiamo, ad esempio, i rischi geo-politici, i più gravi, ma forse anche i più sottovalutati. Fino a pochi mesi fa, il più "tranquillo" e alieno dalle avventure dei turisti si sarebbe inoltrato nel Sud tunisino senza particolari cautele, come hanno fatto due turisti austriaci nel marzo scorso. Risultato: da allora sono ostaggio della "sezione" sahariana di al-Qaeda e neppure l'offerta del governo di Vienna di un cospicuo riscatto è valsa finora a liberarli. Vale la pena ricordare che la Tunisia non è certo considerata dai tour operator una meta a rischio elevato.

Ben altri sono i "Paesi-roulette" – quelli per cui il solo ingresso è un salto nel buio –, comunque ormai scarsamente visitati. Pochi, infatti, penserebbero di recarsi oggi in Somalia, dove anche la vita di un cooperante vale meno di un soldo bucato (due operatori italiani di Ong da fine maggio sono nelle mani di banditi che ne chiedono il riscatto), o in Irak, in Afghanistan o nella striscia di Gaza.

Senza sfidare la sorte in luoghi così temerari, neppure col viatico di una ricca polizza sulla vita, non appaiono però molto più raccomandabili destinazioni pure ricche di raffinate attrattive etnico-culturali come la Nigeria (criminalità dilagante a Lagos e rapimenti a ripetizione di decine di tecnici petroliferi stranieri nel delta del Niger), il Libano (guerra civile strisciante tra governo centrale e movimento sciita Hetzbollah), l'Algeria (il terrorismo islamico continua a colpire periodicamente), il Pakistan (situazione analoga ai confini con l'Afghanistan, in Kashmir e Baluchistan), l'India (frequenti atti di terrorismo islamico), la Colombia (vaste zone della Sierra sono ancora controllate dalla guerriglia delle Farc), la Repubblica democratica del Congo (tutto l'Est sconvolto da conflitti secessionisti), lo Sri Lanka (oltre 60 mila vittime in un ventennio per la guerriglia secessionista dei Tamil nel Nord-Est), le Filippine (il sud dell'arcipelago è ancora preda di guerriglie maoiste e islamiche) o il neonato Kossovo (forse la regione con il più alto tasso mondiale di corruzione e malavita).

Anche Paesi in apparenza più "tranquilli" – come Haiti e Bolivia in America latina, quasi tutti quelli dell'Africa sub-sahariana, buona parte del Medio Oriente – e rinomate "perle" tradizionali come Thailandia e Indonesia, Brasile e Messico, presentano zone (in genere le grandi città) con tassi elevati di rapine, stupri o violenze. Ma anche di semplici scioperi o proteste di piazza.
Non vanno inoltre scordati "incerti" di natura più subdola, ma non meno rischiosa. Le malattie, ad esempio. In Occidente non si parla quasi più d'influenza aviaria, ma essa continua a colpire inesorabile in Estremo Oriente (circa 250 finora le vittime, specie in Vietnam e Indonesia).

Egualmente si tende a trascurare la malaria (ben 500 milioni di casi annui, il 90% in Africa tropicale, il resto in America centro-meridionale e Sud-Est asiatico), ma da 10 a 30mila europei e americani la contraggono ogni anno, spesso con serie complicazioni dovute alla scarsa conoscenza della sintomatologia dei medici occidentali. E senza dimenticare il proliferare di tubercolosi, colera, ebola (febbri emorragiche), dengue e altre malattie virali, rare ma di micidiale virulenza e mortalità.

Oppure i rischi specifici di vari Paesi, come i terremoti (dalla Grecia all'Indonesia, dal Maghreb alla California e a tutta la dorsale andina), le eruzioni vulcaniche e i disastri atmosferici (tifoni dalla Birmania a tutto l'Estremo oriente, fino agli uragani caraibici e ai tornado statunitensi), concentrati soprattutto nella fascia tropicale.

Che fare, quindi: rinunciare a ogni vacanza, scegliere solo l'Italia o l'Europa occidentale? In realtà, con poche, semplici precauzioni e una buona dose di buon senso, molte mete sono egualmente godibili. La regola aurea resta unica: l'informazione attenta e costante, prima e durante il viaggio.

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